Secondario a chi? Tre personaggi di “3. Numero imperfetto” dicono la loro

Secondario a chi?

Chi ha detto che esistono protagonisti e personaggi secondari?

Va bene, l’Odissea parla di Odisseo e I promessi sposi di una coppia che per un bel po’ di pagine non riesce ad arrivare al fatidico “Sì”, ma senza Scilla e Cariddi, senza Circe e i suoi porcellini, senza la peste e il paese di Cuccagna, avremmo ottenuto gli stessi risultati?

Di sicuro oggi leggeremmo due storie diverse.Carlotta Borasio, Monica Coppola, Francesca Mogavero

Questo per dirvi che tutto e tutti, in una buona trama, hanno il loro perché: il dettaglio messo lì apparentemente per caso, il passante che fa un commento che sembra superfluo, l’ombra.

Nella piccola raccolta 3. Numero imperfetto di Carlotta Borasio, Monica Coppola e Francesca Mogavero (i cui diritti saranno devoluti ad AIL Torino) ci sono figure, relazioni, tematiche che emergono, il “terzo incomodo” in primis, ma tra le righe di ogni racconto esiste un mondo intero.

Un sistema di presenze (e assenze), di elementi e particolari che fanno sì che l’intreccio esista, resista e sia così come lo leggiamo.

Un bambino più sensibile di quanto appaia agli occhi degli adulti, una sarta che conosce gli inciampi e gli strappi delle stoffe e dei cuori, un gatto con una sua personale visione dei rapporti: ecco a chi vogliamo dare la parola tra poco!

Le autrici li hanno intervistati… ed è stato emozionante. Pronti? Via!

Tre personaggi dicono la loro

Secondario 2Carlotta Borasio, autrice del racconto Non è giornata, si è confrontata con Ian, cinque anni e un’energia inesauribile che talvolta mette alla prova, suscita interrogativi, anche in un pomeriggio al parco…

Ian, com’è la tua mamma?
La mia mamma è sempre stanca perché lavora tanto e io la faccio arrabbiare. Mi dice sempre “Ian, così non va. Ian, stai fermo”. Ma io non riesco a fare il bravo e a stare fermo. Cerco di fare il bravo e lei fa uff. Papà non fai mai uff. Quando mamma mi sgrida fa gli occhi brutti, se corro per casa fa gli occhi brutti alla mamma e a me. Allora lancio i giochi. Magari la smette con gli occhi brutti e viene a giocare anche lui.
Però non viene e mi stufo e mi arrabbio. Così piango.
Ieri davanti alla scuola la mamma di Giulia le ha detto che è brava. A me la mamma non lo dice mai. Però ci sono delle volte che mi dà le carezze sulla testa e sembra triste.
Io però vorrei che fosse anche felice ogni tanto.
Io ogni tanto sono felice, e voglio saltellare e giocare. Però lo posso fare solo a scuola con le maestre e i miei amici. A casa no.
La mamma di Giulia le ha detto anche che le vuole bene.
La mia mamma mi vuole bene?

 

Secondario 3Ne Gli armonici, lui e lei si incontrano davanti a una sartoria, una storia imbastita che potrebbe scucirsi, ingarbugliarsi, rinforzare i punti… Ma quali saranno i pensieri della sarta? Monica Coppola glielo ha chiesto.

Come si ripara un cuore spezzato?
Nella relazione tra i protagonisti de Gli Armonici a un certo punto si apre uno squarcio: c’è uno strappo che mostra le ferite da riparare, i cuori martoriati ma ancora incapaci di aprirsi con autenticità ai desideri profondi.
Cuori che, come in questo caso, immediatamente si richiudono per proteggersi. Cuori che si “incartano” in ogni senso: prima inciampano e poi si avvolgono in un doppio strato di realtà per il timore di spezzarsi, inconsapevoli dall’esserlo già.
Eppure continuano a palpitare. Respirano, ripartono. Lentamente i frammenti si ricompongono e, sorpresa, sollevandoli a uno a uno assumono forme diverse in cui possiamo rispecchiarci anche noi, perché anche noi siamo cambiati.
Dopo ogni “inciampo”, smarrimento o cicatrice si cresce. Cresce la consapevolezza di quello che davvero desideriamo. Magari scopriamo che quella relazione si è strappata e ha ceduto perché in realtà “non ci stava bene addosso” come un indumento sbagliato.
Di solito quando succede ce ne accorgiamo perché avvertiamo un disagio, come nel racconto.
Quello strappo, quello squarcio va trattato con cura. Pensando alla strada fatta fin lì, a cosa ci è servita, a quello che ci ha insegnato. Ripartendo da noi e superando la paura e la trappola di sentirci esseri incompleti perché ci manca un’altra persona. Ricordiamoci che non abbiamo perso tutto: la metà della stoffa è rimasta nelle nostre mani. E possiamo trasformarla in qualcosa di nuovo. Della misura adatta al nostro cuore. ❤

 

secondarioSøren è il gatto che vive con gli umani di Arsenal, Baci e Colin Firth e ha un’opinione: Francesca Mogavero ha approfittato della sua cortesia e l’ha intervistato.

Sørcio, tra un’umana che chiacchiera con Colin Firth in cucina e un fanatico della Premier League, Lei come sta vivendo questa situazione?
Meow. [Traduzione: Sebbene sia opportuno, naturale, doveroso rivolgersi a una divinità in modo appropriato – il “lei” è così sempliciotto! – mi degnerò comunque di rispondere, approfittando di un momento di pausa dai miei sport preferiti (graffiare il divano e annusare con disprezzo malcelato ciotole di pappa a base di ingredienti sceltissimi e cari come il fuoco, ndr). Afferma il mio omonimo, filosofo danese assai quotato: “senza passione, nessuno vedrà mai la terra promessa, ma soccomberà nel deserto”. Mi trova d’accordo: gli esseri umani sono così effimeri, ingenui, dei poveri polli che agitano le ali senza poter mai volare, che si conceda loro di coltivare almeno un qualche interesse, un hobby, e che diamine! Amelia e i suoi discutibili manicaretti, Berny con quelle figurine che corrono sbracalate su e giù per un campo come ventidue labrador dietro una pallina da tennis: ma lasciamoli fare, dico io! Finché il mio calice è colmo di Evian e il mio piatto di tonno del Pacifico, nulla da obiettare. E poi chi vorrebbe spartire l’esistenza con due bipedi aridi, due automi dallo sguardo spento? Avrò pure nove vite, ma detesto gli sprechi. Sembrerà un controsenso, ma è dalla passione, dalle vampe dell’intelletto e del cuore, dalla lava che sobbolle nello spirito, che nasce l’armonia: Berny si scalda per un’azione di gioco, Amelia si lascia folgorare da una nuova ricetta, in casa volano scintille e si crea un’energia particolare, come quella leggera elettricità prima del temporale, il presagio di qualcosa di straordinario. Per citare ancora il buon vecchio Kierkegaard, quello a due “è, e sarà sempre, il più importante viaggio di scoperta che un essere umano possa intraprendere”. Vale anche per i gatti. Infatti, se mi vuoi scusare, ora mi aspetta un viaggetto sui tetti in compagnia della soriana dei vicini, abbiamo ancora molto da scoprire…]

 

E per conoscerli meglio?

La chiacchierata continua tra le pagine!

Chiedete una copia (o più di una, perché no?) di 3. Numero imperfetto alla vostra libreria di fiducia e continuate a conversare con i nostri personaggi: hanno molto da dire e aspettano soltanto voi!

 

 

Grazie agli intervistati, alle nostre autrici e alle lettrici e ai lettori per la compagnia, continuate a seguirci!

Buona giornata e buone letture!

Secondario a chi? Tre personaggi di “3. Numero imperfetto” dicono la loro